La storia di Marta Moratti la fotografa lombarda del tennistavolo
È la classica figura che resta dietro all’azione, ma è anche quella che permette al tennistavolo di farsi conoscere in tutte le sue mille sfaccettature: Marte Moratti, fotografa di origini venete, ma ormai lombarda d’adozione (e di matrimonio) che con grande passione rende il nostro sport più bello e più popolare (nell’immagine d’apertura una raccolta dei suoi scatti). A raccontare la sua storia è la stessa protagonista di quest’intervista che spiega: “Io ho iniziato tardi a giocare e ho preso per la prima volta la racchetta in mano da adulta. Sono stata anche terza categoria, ma ormai una quindicina di anni fa, però qualche soddisfazione diciamo che me la sono tolta”.
Com’è nata la tua passione per il tennistavolo?
“Io sono del Veneto e quando mi ero trasferita a Varese avevo conosciuto una ragazz che allenava dei giocatori disabili. Andavo lì con lei in palestra per raccogliere le palline durante l’allenamento ed è così come mi sono avvicinata al tennistavolo, poi da lì ho iniziato a giocare”.
Dal tennistavolo hai avuto altro oltre alla passione per lo sport?
“Sì perché dopo aver iniziato mi sono poi avvicinata alla società Tennistavolo Varese con loro ho iniziato a giocare sul serio e poi ho conosciuto anche mio marito, Fabio Tulli” (veterano della Lombardia).
Dal tennistavolo giocato a quello fotografato. Con quale percorso?
“Mio marito mi ha regalato la mia prima macchina fotografica e la foto sportiva è diventata subito il mio primo amore. Certo fotografare lo sport che hai praticato aiuta e non poco. Io seguo il tennistavolo e la pesistica olimpica e questo mi ha aiutato”.
E il primo lavoro da fotografa di tennistavolo qual è stato?
“Devo tantissimo da questo punto di vista al presidente della Fitet Lombardia Marcello Cicchitti, perché è lui che ha visto le mie foto e che mi ha affidato il primo incarico ufficiale addirittura per una partita della nazionale, quando al Centro Sportivo Bonacossa ci fu la sfida tra Italia e Ucraina. La Federazione non aveva previsto di mandare un fotografo ufficiale e Marcello aveva chiesto a me e io ho accettato con grande entusiasmo”.
Com’era andata quella volta?
“Vi rivelo un aneddoto: ai corsi di fotografia che frequento ci dicono sempre che quando riguarderemo una foto non ci sembrerà mai bella come quando l’abbiamo scattata. Ecco diciamo che se ripenso a quella partita a distanza di anni dico che avrei potuto fare di meglio”.
Poi com’è continua la tua carriera e cosa ti ha permesso d’arrivare fino a diventare, di fatto, una delle fotografe ufficiali della Fitet?
“Dopo quella partita ho continuato seguendo la A2 sempre al Bonacossa e ancora oggi spesso vado a fotografare la serie A1. Da lì è venuta fuori l’opportunità di fare foto anche per i tornei nazionali della Fitet ed eccomi qui”.
È più difficile fotografare gli atleti o le atlete?
“In realtà è una cosa indifferente, ma purtroppo essendoci poche giocatrici sono anche di meno le foto dedicate a loro. In generale penso che le ragazze siano più difficili da fotografare, perché da donna certe volte riguardo una foto di un’atleta e mi dico: tu ti piaceresti in questa foto? Un conto è vedere una ragazza magari in abito da sera un altro è fotografarla durante una partita di tennistavolo, non è mai facile. Noi donne forse siamo più critiche e ci cade sempre l’occhio sui nostri difetti – dice col sorriso Marta Moratti – . Poi io sono dell’idea che la foto è sempre un qualcosa di molto soggettivo e non c’è mai una cosa bella in assoluto”.
Prossimi step nel mondo della fotografia?
“Cerco di fare dei corsi e di aggiornarmi sempre. Se mi capita di essere sul piano gara con qualche fotografo, magari provo a vedere che tipo di foto fanno, poi me le vado a riguardare per capire come migliorare, perché c’è sempre da imparare da tutti”.
Come sono i riscontri sulle tue foto?
“In generale sono buoni io però spesso faccio inquadrature storte, un po’ particolari. All’ultimo torneo c’era un ragazzo che mi ha detto: tu fai belle foto e mi piace il tuo stile. Un attimo dopo un altro invece mi ha detto: a me le tue inquadrature storte non piacciono. Però sai una cosa? Ai corsi ci dicono sempre di non fare foto per piacere agli altri e per avere il loro consenso, perché tanto non potranno mai piacere a tutti e di concentrarci su quello che piace a noi e così faccio anche io”.
Quanto sono importanti i social network in un lavoro come quello del fotografo?
“Sono la mia gioia e il mio dolore, perché da una parte penso che senza Facebook, ad esempio, non avrei mai potuto diffondere i miei lavori come faccio adesso e semplicemente le mie foto le avrebbero viste in poche persone. Questo mi rende felice, ma dall’altra parte mi capita d’arrabbiarmi quando magari vedo una mia foto sulla bacheca di qualcuno che non mi tagga e non mi ringrazia. Quello mi dispiace”.
Vuoi dire qualcosa al mondo del tennistavolo?
“Sì – sorride Marta Moratti – che sono sempre disponibile a fare foto e, anzi, se ci dovesse essere qualcuno interessato ai miei lavori che si faccia avanti e mi contatti”.
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